Data l’estrema diffusione di questo problema, è probabile che molti pazienti odontoiatrici siano anche dei grandi russatori. Per alcuni di questi, secondo la British Society of Dental Sleep Medicine (BSDSM) l’Odontoiatra può fare qualcosa: può individuare i casi che possono essere curati con un bite di riposizionamento mandibolare e quelli che invece devono essere indirizzati ad uno specialista di medicina del sonno. In mancanza di linee guida sull’argomento, l’associazione britannica BSDSM ha stilato una proposta di protocollo, pubblicata recentemente dal British Dental Journal, che elenca quello che gli odontoiatri potrebbero fare e gli strumenti che con un training mirato potrebbero acquisire per aiutare questo tipo di pazienti.
La proposta di protocollo riguarda gli odontoiatri perché essi hanno una posizione privilegiata per riconoscere i pazienti che possono avere problemi di salute derivanti dal russamento: i professionisti Odontoiatri, infatti, vedono i pazienti regolarmente e attraverso la visita hanno modo di osservare lo stato dei tessuti molli del loro cavo orale come osserva John Stradling, coautore dell’articolo che descrive il protocollo e docente presso l’Oxford Centre for Respiratory Medicine del Churchill Hospital di Oxford, in Gran Bretagna.
La causa del russamento, infatti, va ricercata nella diminuzione del tono muscolare faringeo che porta a un restringimento del canale di passaggio dell’aria durante l’inspirazione: con un adeguato training, gli odontoiatri potrebbero capire, grazie all’osservazione e a domande mirate, che tipo di paziente hanno di fronte in relazione al russamento.
Le prime informazioni da conoscere, secondo gli esperti, riguardano “l’identikit” del paziente che russa. Il russamento riguarda gli uomini in misura maggiore rispetto alle donne perché la struttura del loro collo, più ricca di muscoli e di depositi di grasso, tende con il tempo a rendere più facile la perdita di tono muscolare faringeo; anche le donne tendono ad avere lo stesso problema ma dopo la menopausa, quando il collo assume una struttura più mascolina; altri fattori predisponenti sono l’obesità, la presenza di tonsille di grandi dimensioni, il consumo di alcol, di tabacco, di farmaci sedativi e, infine, l’età: è stato stimato infatti che il 30 per cento degli adulti in generale e il 60 per cento degli uomini oltre i 60 anni sono russatori abituali.
Mentre il russamento non abituale può essere ritenuto “innocuo”, quello abituale va riconosciuto perché può comportare episodi di apnea notturna ostruttiva e avere conseguenze negative sulla salute. L’apnea notturna ostruttiva è una riduzione drastica del passaggio di ossigeno o un arresto totale del respiro per più di 10 secondi che si può verificare più volte nel corso dello stesso periodo di sonno” spiega il docente; “i microrisvegli che si verificano al momento di riprendere fiato sono alla base della pericolosità delle apnee: dal punto di vista fisiologico essi provocano infatti incrementi improvvisi della pressione sanguigna che possono peggiorare stati di ipertensione e malattie cardiache, mentre, dal punto di vista mentale, provocano uno stato di sonnolenza durante il giorno che peggiora la vita sociale e può causare incidenti”.
Come spiegano gli esperti, i gradi di gravità della apnea notturna ostruttiva sono tre: il grado lieve e moderato possono essere trattati con bite di riposizionamento mandibolare, mentre il grado severo deve essere affrontato da uno specialista. “Con gli adeguati strumenti che possono essere acquisiti con un semplice training, gli odontoiatri possono imparare a distinguere i casi di apnea notturna ostruttiva e la loro gravità, in modo da poter intervenire in modo corretto: uno degli strumenti facilmente gestibili anche in uno studio odontoiatrico è la somministrazione di un test per stabilire l’eventuale presenza di sonnolenza diurna, denominato Epworth Sleepiness Scale, che consente appunto l’individuazione del disturbo. In questo modo l’odontoiatra potrebbe intervenire con sicurezza solo laddove fosse il caso: fornire un bite a un paziente con apnea notturna ostruttiva grave, infatti, servirebbe solo a mascherarne in sintomi e a posticipare le cure necessarie” conclude il docente. “Come indica il protocollo, l’odontoiatra preparato può davvero diventare il professionista di riferimento per aiutare questo tipo di pazienti, e l’individuazione e la collaborazione con uno specialista di medicina del sonno che operi nella medesima area può completare il quadro delle risorse necessarie per trattare tempestivamente questo disturbo in maniera efficace.”
Tratto da: British Society of Dental Sleep Medicine (BSDSM)