Si deve ai due chimici danesi Søren Peter Lauritz Sørensen e sua moglie Margrethe Høyrup Sørensen la scoperta della lattoferrina nel 1939.
La lattoferrina è una glicoproteina appartenente alla famiglia delle transferrine ed è il più importante componente delle secrezioni umane. Viene sintetizzata dalle ghiandole esocrine e quindi è presente in diverse secrezioni biologiche. Innanzitutto è presente in alte concentrazioni nel colostro, ma anche, sebbene in minore concentrazione, nelle lacrime, nella saliva, nelle secrezioni bronchiali e nasali, nel liquido sinoviale, nel fluido seminale, nel plasma, nei liquidi gastrointestinali e nel muco vaginale. Piccole quantità vengono prodotte nei neutrofili quando sono richiamati nei siti infetti ed infiammati.
La lattoferrina, grazie alla sua peculiarità strutturale, assolve alla sua funzione principale quale quella di legare il ferro, trasportarlo nel plasma e regolare la concentrazione del ferro all’interno dell’organismo. L’affinità della lattoferrina per gli ioni ferrici nelle secrezioni o nel circolo è così elevata da garantire che la concentrazione di ferro libero nel corpo non ecceda come potrebbe avvenire a seguito di condizioni patologiche con perdita di sangue o con alterato metabolismo del ferro.
Il ruolo della lattoferrina nella regolazione dell’omeostasi del ferro è fondamentale per il benessere del nostro organismo in quanto notoriamente un eccesso di ferro all’interno delle cellule causa stress ossidativo, a seguito di un aumento delle specie reattive dell’ossigeno, o radicali liberi (ROS) e di conseguenza un aumento dei processi infiammatori. La lattoferrina quindi previene danni cellulari da stress ossidativo.
La Lattoferrina svolge anche una Funzione Antibatterica ed Antimicrobica legata non solo alla sua capacità di legare il ferro, ma anche a meccanismi d’azione indiretti. È ben noto che la capacità dei batteri di colonizzare l’ospite è strettamente dipendente dalla loro capacità di procurarsi adeguate quantità di nutrienti per la crescita. Un meccanismo diretto consiste nel rendere il ferro meno disponibile per diversi microrganismi; difatti la disponibilità di ferro è strettamente correlata con lo sviluppo di batteri, in quanto l’assenza di ferro è un elemento inibente la sopravvivenza di quest’ultimi. Per quanto riguarda i meccanismi antimicrobici indiretti, essi sono dovuti alla presenza di recettori N-terminali per la lattoferrina sulle superfici di molti microrganismi. Nei batteri Gram-negativi il legame tra lattoferrina e tali recettori altera irreversibilmente la struttura del glicocalice batterico con conseguente aumento della sua permeabilità e sensibilità all’azione di enzimi lisosomiali ed agenti antibatterici. La lattoferrina presenta anche un’attività anti-virale in quanto tende a legarsi con i glicosamminoglicani della membrana plasmatica, bloccando l’entrata dei virus e contribuendo a impedire l’insorgenza di processi infettivi, soprattutto in caso di Herpes Simplex, HIV e Citomegalovirus.
Un’ulteriore importante funzione svolta dalla lattoferrina è quella antinfiammatoria. In condizioni patologiche l’aumentata concentrazione di ferro va ad innescare meccanismi pro-infiammatori: vengono richiamati neutrofili nel sito d’infiammazione e vengono prodotte citochine pro-infiammatorie. I neutrofili a loro volta richiamano la lattoferrina, che contribuisce al rientro della condizione patologica, chelando l’eccesso di ferro. Quindi la lattoferrina è in grado di supportare l’azione dei linfociti, regolare la produzione di citochine pro-infiammatorie, supportare l’azione di macrofagi e neutrofili e in tal modo viene bloccato il processo infiammatorio e l’azione delle citochine.
Di recente alcuni studi clinici hanno confermato un probabile funzione della lattoferrina anche nella cura delle patologie neoplastiche.
Un recente studio condotto dall’Università di Tor Vergata ha messo in luce un’evidenza scientifica sull’efficacia della lattoferrina sul Covid-19. Si suppone che la lattoferrina potrebbe agire sul legame tra la proteina spike e l’enzima ACE-2 specifico del coronavirus, oppure bloccherebbe l’ingresso virale ed infine potrebbe inibire la proliferazione virale. Va sottolineato che questo studio, per quanto molto promettente, necessita di ulteriori approfondimenti.
La lattoferrina in natura è presente solo nel latte materno ed in quello dei mammiferi, come il latte vaccino, e non ci sono altri alimenti che la contengono naturalmente motivo per cui assumere la lattoferrina per mezzo degli integratori costituisce un modo efficace di supportare l’organismo e sopperire alle carenze di micronutrienti causate da uno stile di vita poco regolare o da specifici fattori di rischio. Inoltre recenti studi clinici hanno dimostrato che l’attacco della pepsina gastrica nei confronti della lattoferrina produce un residuo peptidico, la lattoferricina, dotato di azione antibatterica molto più spiccata della proteina nativa.
Infine va ricordata l’importante funzione della lattoferrina nel contrastare le infezioni del cavo orale. È ben noto che tutte le mucose umane sono colonizzate da microorganismi commensali non patogeni, che svolgono un’azione protettiva nei confronti dei microorganismi patogeni. Il cavo orale è di facile accesso ai microorganismi presenti nell’aria, nell’acqua e nei cibi. Alcuni di questi microorganismi sono presenti nel cavo orale in forma transiente (es. Helicobacter pylori), mentre altri lo colonizzano stabilmente. La capacità dei batteri di colonizzare l’ospite dipende dalla disponibilità di nutrienti per la loro crescita, tra i quali il ferro è il più importante.
Il microbiota orale può essere alterato dalla presenza predominante di batteri patogeni. Uno di questi, come il Porphyromonas gingivalis, è responsabile di un alterato metabolismo del ferro, e quindi del peggioramento dei fenomeni di carattere infiammatorio. In casi come questi vi è una scarsità di lattoferrina nella saliva, condizione che favorisce ulteriormente l’accentuarsi della disbiosi orale, con conseguenti patologie, come parodontopatie, gengiviti, patologie infettive ed alitosi. In aggiunta peggiorano la situazione i fenomeni di sanguinamento che apportano ulteriore ferro nel cavo orale disponibile per i batteri patogeni. la lattoferrina, legando il ferro e quindi sottraendolo ai batteri viene a contrastare i processi infiammatori e infettivi.